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Islamismo nelle urne, assalto alle elezioni comunali

Il Partito islamico è un progetto che cova da decenni. Lo si vede, periodicamente, nel corso delle elezioni amministrative, dove è più facile, per gli islamisti, trovare un varco per tentare l’assalto. Non si tratta di impedire la candidatura a chi si professa musulmano, ma di stare attenti al progetto dell’islam politico. La Francia già lo sta scontando.

Il progetto di un Partito islamico cova sotto la cenere da anni. Nonostante le divisioni interne della comunità musulmana italiana, l’idea di un islam politico che possa arrivare nelle istituzioni è forte.

Lo dimostrano le avventurose candidature che periodicamente spuntano in occasione di elezioni comunali sparse sul territorio. Qui è più facile, per alcuni esponenti musulmani, trovare un varco per tentare l’assalto. Certo, la scelta di professare un credo piuttosto che un altro non può e non deve essere un ostacolo per la democrazia. Tutti sono liberi di proporsi per l’amministrazione della res pubblica, nel rispetto ovviamente delle leggi italiane.

Stupisce, però, che in alcuni casi la “proposta politica” di alcuni soggetti sia tutta incentrata sulla rivendicazione di un ruolo dei musulmani all’interno delle istituzioni. Fino a prova contraria, la Costituzione italiana garantisce pari dignità rappresentativa ad ogni singolo individuo, al di là della sua fede. Allora perché qualcuno sente il bisogno di farsi portavoce dei musulmani per affermare, ad esempio, il diritto ad esistere di moschee non autorizzate?

Compito delle istituzioni è monitorare quelle che, al momento, sembrano sporadiche candidature di scarso rilievo perché la strategia potrebbe essere più ampia. Ne era un esempio il partito islamico creato nel 2000 da Adel Smith, l’Unione Musulmani d’Italia, progetto naufragato miseramente e osteggiato dagli stessi musulmani moderati, poiché di stampo chiaramente estremista.

Quello che sta accadendo in Francia dovrebbe risvegliare le coscienze anche in Italia. Nel Paese, ormai da tempo, esistono zone in cui le leggi della Repubblica vengono sistematicamente ignorate. La questione è grave a tal punto che persino Emmanuel Macron, che certo non può essere considerato un esponente di destra, sta cercando di correre ai ripari con una legge che imponga a tutti, anche alle formazioni politiche, il rispetto dei valori della Repubblica. Sembra assurdo rimarcare un tale aspetto all’interno di un Paese democratico in Europa. Eppure accade, e questo dovrebbe far scattare il campanello d’allarme.

Molti intellettuali, da tempo, sostengono con forza la necessità di prestare attenzione al progetto dell’islam politico, non distaccato dal fattore religioso, che ha come obiettivo quello di convertire il mondo. E l’Europa, in evidente declino dal punto di vista sociale, economico e valoriale, rappresenta facile terreno di conquista. Boualem Sansal, scrittore algerino attivo nella lotta contro il fondamentalismo islamico, avverte: “Quella islamista è una strategia di lunga durata che puntando alla conversione mondiale agisce su piani paralleli, sociale, politico, filosofico, militare. In questo momento sfrutta una congiuntura molto favorevole perché l’Occidente é fiaccato dalla pandemia e la Francia, l’icona della laicità e dunque l’archetipo del nemico, lo è ancora più di altri Paesi: le condizioni giocano a favore di un attacco a tenaglia, Erdogan, il boicottaggio economico, l’azione di lupi solitari che, come nel passato, marciano in ordine sparso ma nella stessa direzione”.

La democrazia occidentale, dunque, rappresenta lo strumento attraverso il quale l’estremismo islamico potrebbe entrare nelle istituzioni. I Fratelli musulmani, del resto, perseguono questo obiettivo da sempre e sono presenti anche in Italia, molto più di quello che si immagina. A questo punto è necessario che prenda piede un movimento di pensiero, culturale e filosofico, che abbia come obiettivo la difesa della democrazia e la laicità delle istituzioni. L’Italia, l’Europa e l’Occidente non possono permettere che un’ideologia deviata prenda il sopravvento. Ne va della nostra esistenza.

Di Souad Sbai per La Nuova Bussola Quotidiana

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