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Presidente Conte, in Libia faccia la cosa giusta: tolga ogni supporto ad Al Sarraj

Ill.mo Presidente del Consiglio
Primo Ministro Giuseppe Conte
Confidando nell’intelligenza e nel senso di responsabilità che contraddistinguono il Suo operato in ambito istituzionale e politico, Le chiedo di prendere in dovuta considerazione l’appello lanciato durante la Manifestazione che si è tenuta mercoledì 7 agosto a Piazza Montecitorio, affinché il Governo italiano imprima una svolta decisiva al ruolo sin qui esercitato nella perdurante crisi libica.
È stato Lei stesso a creare i presupposti per un significativo cambiamento di linea da parte dell’Italia. Con l’annuncio al vertice di Pechino – né con Al Sarraj né con Haftar” – ha infatti collocato il Paese in una posizione super-partes rispetto agli antagonisti del conflitto. Un passo avanti necessario ma non scontato, perché compiuto vincendo le resistenze contrarie a ogni scostamento dall’impostazione ricevuta in eredità dai precedenti esecutivi Renzi.
L’appiattimento sulle posizioni del Qatar e della Turchia a sostegno del cosiddetto Governo di Accordo Nazionale (GNA), presieduto da Al Sarraj a Tripoli e fortemente condizionato dalle fazioni politiche e dalle milizie armate espressione dei Fratelli Musulmani, stava per condannare l’Italia alla totale marginalizzazione nel suo dossier principale di politica estera e di sicurezza.
Correggendo l’errore di aver riposto la salvaguardia dell’interesse nazionale interamente nel campo islamista dalla caduta di Gheddafi in poi, Lei ha aperto nuove prospettive per l’azione diplomatica italiana volta a promuovere la stabilità e la pacificazione interna della Libia.
Tali prospettive richiedono ora ulteriore coraggio e determinazione nel compiere un nuovo passo avanti, quello decisivo, ponendo fine da parte del Governo italiano a ogni forma di legittimazione e supporto a favore del GNA, che continua a tenere in stato di guerra Tripoli e il resto del paese.
Perseverare nel riconoscimento del GNA come governo ufficiale della Libia è infatti una contraddizione divenuta ormai insostenibile, che tanto l’Italia quanto le Nazioni Unite sono chiamate a superare.
L’Inviato speciale dell’ONU, Ghassan Salamé, è stato oggetto di pesanti critiche da parte di Al Sarraj per aver fatto riferimento alle milizie che appoggiano il GNA in un rapporto al Consiglio di Sicurezza. La rimozione di Salamé dal suo incarico è stata espressamente richiesta dal Gran Mufti di Tripoli, Sadiq Al Ghariani, esponente dei Fratelli Musulmani già accusato per i suoi legami con il Qatar e il terrorismo. D’altro canto, è stato lo stesso Al Sarraj ad ammettere di ricevere armi da Qatar e Turchia, paesi definiti “amici”, in violazione dell’embargo stabilito dal Consiglio di Sicurezza.
Sul versante italiano, il GNA ha lanciato ripetute minacce nei confronti del Governo, preoccupato che questo potesse cessare il proprio sostegno. Al Sarraj ha più volte lasciato intendere che avrebbe fatto partire centinaia di migliaia di migranti dalle coste libiche, mentre il vice presidente del GNA, Ahmed Maitig, ha affermato che migliaia di terroristi dell’ISIS attualmente detenuti nelle carceri libiche avrebbero potuto raggiungere l’Italia in caso di caduta del GNA.
L’Italia, tuttavia, non deve temere simili minacce. È per questo che la Manifestazione ha invocato per il Governo italiano un ruolo di leadership della comunità internazionale, affinché al GNA venga tolta ogni forma di legittimazione e supporto sia da parte dell’ONU che dei suoi stati membri.
È questo il momento per l’Italia di prendere l’iniziativa, contribuendo in maniera decisiva a determinare le condizioni necessarie alla risoluzione della crisi libica. Una crisi che non vedrà mai la fine finché Tripoli e altre importanti località del paese resteranno ostaggio delle milizie dei Fratelli Musulmani e degli stati che le sponsorizzano.
Presidente del Consiglio, la sensibilità e la consapevolezza che continua a mostrare sui temi di politica estera e sicurezza, mi rendono certa che Lei abbia già considerato tale opportunità, che consentirebbe alla Libia di avviarsi concretamente verso un nuovo futuro di pace, sviluppo e diritti umani. Nell’interesse dell’Italia e di tutti i paesi del Mediterraneo.
SOUAD SBAI